Business Samurai Co. – Seconda parte

Il tuo amministratore delegato (o tu stesso) pulisce i bagni?

La parola samurai (侍) significa “servitore” o, per meglio dire, “colui che serve la nobiltà”. Spesso si dimentica questo particolare significato quando ci si riferisce alla casta dei guerrieri giapponesi, sottolineando tutte le qualità bellicose che li hanno contraddistinti, e ignorando bellamente tutti i loro eccessi. Tutti vogliono essere un samurai moderno, un guerriero coraggioso e spietato, che vince sul moderno campo di battaglia del mondo degli affari, utilizzando libri e corsi ricchi di consigli su come interpretare il bushido e le citate opere di Sun Tzu e Musashi in ambito professionale. Ma la parte del “essere a servizio” viene dimenticata o lasciata in secondo piano. Peccato, perché è una delle parti fondamentali da applicare. Essere al servizio di vecchi o nuovi ideali senza diventare fanatici, essere al servizio (a pagamento) di un’azienda, essere al servizio dei propri clienti, essere al servizio dei propri dipendenti. Quanti, soprattutto nei posti di comando, lo fanno? È facile essere al servizio di chi è al di sopra di noi nella gerarchia e confondere il servizio con il servilismo. Ma quanti ricordano di essere al servizio anche dei loro subordinati?

“Dichiaro davanti a tutti voi che tutta la mia vita, lunga o breve che sia, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della nostra grande famiglia imperiale a cui tutti apparteniamo”. Discorso della principessa Elisabetta per il suo ventunesimo compleanno, 21 aprile 1947

Queen Elizabeth II

Quanti si riempiono la bocca di valori aziendali, visione, obiettivi, etica e soprattutto leadership? Peccato che, di fronte ai fatti, queste cose non solo vengano splendidamente dimenticate, ma le cose fondamentali, come il rispetto, non vengano nemmeno attuate, e l’unico pensiero invece è rivolto ai ricavi e al tornaconto personale. Il mondo del lavoro purtroppo è pieno di comportamenti abusivi che avvelenano la collaborazione interna e rovinano i rapporti con i clienti. E la responsabilità di questo tipo di situazioni è sempre di chi occupa i gradini più alti della gerarchia aziendale.

“Secondo me, lo stato d’animo di una comunità è sempre direttamente dovuto all’influenza dell’uomo che ne sta al vertice.”1 Agatha Christie

Hercule Poirot
Hercule Poirot – Illustrazione di Saurabh Singh

Questo è stato scritto da Agatha Christie nel 1936 ed è valido oggi più che mai. Uno dei compiti di un buon capo è creare un ambiente di lavoro il più sereno possibile, e forse il modo migliore per farlo non è tanto riempire l’ufficio di promemoria o frasi motivazionali ma impegnarsi di persona e guidare con l’esempio. In uno dei primi seminari di iaido che ho frequentato, ho imparato una lezione essenziale su cosa può fare l’esempio dato in prima persona. Al termine del primo giorno di pratica, mentre tutti noi studenti ci preparavamo a rientrare negli spogliatoi, gli insegnanti hanno iniziato a pulire il tatami, in silenzio e senza chiedere a nessuno di noi di aiutarli. Io e altri praticanti ci siamo fermati ad osservarli e li abbiamo immediatamente imitati. In poco tempo il tatami era pulito e noi avevamo imparato a comportarci nel modo giusto. Naturalmente, nei giorni successivi, noi studenti abbiamo fatto a gara per pulire il tatami sia prima che dopo le lezioni. Mi resta questa lezione fondamentale di quel seminario, che apparentemente non ha nulla a che fare con l’uso della katana ma che invece costituisce una parte essenziale di come essere un “vero samurai”.

In Giappone la pulizia si chiama soji (掃除) e deriva dai rituali Zen e Shinto, strettamente legati alle cerimonie di purificazione, e non è confinata all’interno delle mura dei templi. Ad esempio, viene praticato nelle scuole dove gli studenti di ogni ordine e grado puliscono aule, aree comuni e bagni. E, naturalmente, viene svolto nel dojo da tutti i praticanti alla fine di ogni lezione. Questa pratica viene fatta per infondere negli studenti un senso di responsabilità e di comunità (team building nel gergo aziendale) fin dalla tenera età.

Seguendo la tradizione giapponese di o-soji (大掃除), verso la fine dell’anno è stata effettuata un’importante pulizia nel dojo Fujimoto di Milano, in Italia. Il dojo è stato praticamente smontato e ogni angolo è stato pulito, le parti danneggiate sono state sostituite e così via. Tutti noi studenti e insegnanti abbiamo partecipato a questo lavoro collettivo e naturalmente Fujmoto Sensei2 era con noi. Il compito che si era ritagliato, e che non voleva delegare a nessuno, era la pulizia dei bagni. Era certamente il compito più ingrato ma era quello che il Sensei (ottavo dan di Aikido) voleva realizzare, senza accettare che lo facessero altri per lui. Andrea Re Sensei

In Occidente non funziona allo stesso modo, soprattutto nelle scuole, ed a volte anche nei dojo. A quanti di noi, soprattutto a quelli che praticano in spazi condivisi con altri gruppi, è capitato di trovare il tatami sporco e di conseguenza abbiamo dovuto pulire prima della lezione, perdendo tempo prezioso? E quanti lasciano lo spazio di pratica sporco dopo la lezione? Quanti aiutano nelle faccende domestiche? E, sia a casa che sul posto di lavoro, quanti ringraziano le persone che si prendono cura dei nostri spazi abitativi? Quanti ringraziano chi è, direttamente o indirettamente, al nostro “servizio” (camerieri, cassieri, addetti alle pulizie, colleghi, impiegati, ecc.)? Quindi, prima di continuare, il tuo amministratore delegato (o tu stesso) pulisce i bagni?

Continua…


  1. Non c’è più scampo Agatha Christie (1936).
  2. Yoji Fujimoto Sensei è stato una figura chiave nella diffusione dell’Aikido in Europa. Per chi volesse saperne di più: “Il Sensei: A proposito di Yoji FujimotoSimone Chierchini e altri 3 (2022).